FINISSAGGIO COLORANTI TINTURA E STAMPA DI TESSUTI NEL SISTEMA MODA

La finitura è una materia molto complessa e vasta e richiede conoscenze tecniche e capacità non indifferenti e i procedimenti applicativi sono in continua espansione. Espansione che è legata non solo al progresso tecnologico, ma anche al fatto che ogni giorno i tessuti trovano nuove applicazioni. Questa simbiosi tra le nuove applicazioni e le nuove finiture è molto importante, in quanto molte volte è proprio la finitura che permette nuove applicazioni e che fa la differenza nei confronti di prodotti non realizzati in Italia.

Allo scopo di quanto sopra si rende necessario, facendo un opportuno e indispensabile salto di qualità (perché “la ricreazione è finita”. Don Milani), condurre gli allievi verso un nuovo modo di pensare e gestire la produzione, una maggiore consapevolezza di cosa significhi oggi lavorare in un mondo globalizzato e una maggiore curiosità, per allargare le frontiere della conoscenza verso nuovi orizzonti per diventare Tecnici scrupolosi, dinamici, attenti, tenaci e responsabili del Sistema Moda.

Como, febbraio 2012

FINISSAGGIO
Con il termine finissaggio si intende l’insieme delle operazioni di lavorazione che si applicano ai tessuti, allo scopo di migliorarne l’aspetto, la mano, le proprietà e le possibili applicazioni. Le operazioni di finissaggio si possono svolgere, o attraverso un’azione meccanica, o con l’impiego di sostanze chimiche, o con l’utilizzo di resine o siliconi sotto forma di microfilm, tutte allo scopo di apportare ai vari materiali tessili qualità e caratteristiche tali da garantire un comportamento ottimale in confezione e durante l’uso e che ricoprono un ruolo di grandissima e crescente importanza, per il successo commerciale del prodotto finito nel Sistema Moda.

Antibatterico: trattamento che inibisce la formazione e proliferazione di microrganismi (batteri) sui tessuti e sulla pelle, per tessuti per calzetteria, tessuti ospedalieri. I tessili antibatterici si caratterizzano battericidi (eliminazione completa dei batteri) e batteriostatici (se ne inibisce la eccessiva proliferazione). I principi attivi che impediscono la crescita di microrganismi sono definiti antimicrobici e si applicano o in fase di finissaggio, oppure si inseriscono all’interno delle fibre chimiche durante il processo di filatura.

Antimacchia: applicazione di sostanze repellenti per le macchie. Per le macchie solubili in acqua (the, inchiostro, succo di frutta) prevalentemente si usano prodotti a base di siliconi, per le macchie grasse, prodotti a base di resine sintetiche. Il finissaggio antimacchia ha un effetto idrorepellente e oleorepellente. Riguarda soprattutto i tessuti per abbigliamento e biancheria da tavola.

Antimuffa: la cellulosa in particolari condizioni di umidità e calore ambientale va incontro a danni permanenti dovuti alla depolarizzazione della cellulosa o al fatto che alcuni organismi (muffe) se ne nutrono. Per evitare tali danni si possono impiegare antisettici, prodotti batteriostatici.

Antinfeltrimento: finissaggio per tessuti di lana che evita l’infeltrimento con un processo ossidativo che elimina dalle fibre, epicuticola e scaglie, in combinazione con un film superficiale di poliuretano che le protegge.

Antipiega: i tessuti cellulosici tendono a stropicciarsi durante l’indosso. Per eliminare questo inconveniente, si sottopone il tessuto ad un trattamento antipiega con resine sintetiche termoindurenti o di altro tipo, che vanno a modificare la struttura interna della fibra.

Antipilling: per la lana, fibra particolarmente coinvolta in questo fenomeno, sono appropriati tutti i finissaggi che abbassano le squame, come il cloraggio, o il cloraggio con resine. Per le fibre sintetiche ci si affida invece all’applicazione di pellicole di resine.

Antisporco: le fibre idrofile, non apprettate, sono considerate materiali facilmente pulibili con il lavaggio. Al contrario alcune fibre sintetiche (poliestere) così come quelle cellulosiche che non hanno subito finissaggi chimici, non sono facilmente pulibili a causa delle loro superfici particolarmente idrofobe, con conseguente accumulo di cariche elettrostatiche, assorbimento e ritenzione dello sporco. Se mediante un finissaggio chimico, si saturano le irregolarità superficiali della fibra con particelle bianche e traslucide, lo sporco non può più aderire nelle irregolarità delle superfici delle fibre e quindi può essere asportato mediante i normali mezzi di pulizia

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Antistatico: le fibre sintetiche (poliestere, acrilica e poliammide), a causa del loro carattere idrofobo, presentano nei confronti dell’elettricità una conducibilità ridotta, tanto da mantenere per lungo tempo le cariche di elettricità una volta strofinato con altri corpi, oppure accumulate in presenza di campi magnetici. Per diminuire le scariche elettriche si può operare in ambiente controllato ad elevato valore di umidità, ionizzare l’atmosfera, oppure applicare sostanze chimiche idrofile ( prodotti anionici, cationici e anfoteri ), oppure utilizzare tessuti in grado di dissipare l’elettricità accumulata attraverso una migliorata conduttività con l’impiego di fibre metalliche o di carbonio. Le fibre durante lo sfregamento sviluppano elettricità statica che provoca scintille, fa appiccicare il tessuto alla pelle e attira lo sporco. Questi sono inconvenienti poco graditi al consumatore.

Antitarme: trattamento che si effettua su tessuti di lana applicando un prodotto che inibisce permanentemente l’attacco delle tarme. Il trattamento con Eulan si chiama eulanizzazione.

Apprettatura: operazione che si effettua su tessuti leggeri, trasparenti e morbidi, per dar loro rigidità e una mano sostenuta, mediante l’applicazione di appretti di tipo naturale (amidi, fecole, ecc.), o appretti di tipo chimico, a base di resine termoplastiche o resine termoindurenti.

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Autopulitura (Nanosphere): è un finissaggio brevettato da Schoeller Technologies AG (www.nano-sphere.ch) ed è la copia quasi perfetta di quanto avviene in natura, dove le foglie di certe piante e le ali di alcuni insetti fanno scivolare via le gocce di pioggia. Questo processo naturale di antiaderenza e autopulizia può essere trasmesso alle superfici tessili grazie alla nanotecnologia, conosciuta con il nome di NanoSphere. Le nanoparticelle di questo finissaggio formano una sottilissima struttura rugosa sulla superficie, per cui le gocce di sostanze come olio o salsa di pomodoro, avendo un margine di contatto minore rispetto ai tessuti non trattati, semplicemente scivolano via.

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Brinatura: conferisce un aspetto gradevole al tessuto mediante la deposizione sulla superficie del materiale tessile di una resina distribuita in modo tale da ottenere un effetto "rugiada" che, successivamente viene metallizzata con lamine a piacere.

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Bruciapelo: il tessuto viene fatto passare rasente o perpendicolare ad una fiamma, con velocità adeguata al tipo di tessuto ed alla intensità di trattamento voluta, in modo da bruciare la peluria che sporge dalla superficie del tessuto. Per effettuare questa operazione si utilizza una fiamma ossidante che non lascia residui fuligginosi sulla fibra e si applica ai tessuti di cotone destinati alla mercerizzazione.

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C_Change™: ciò che rende unica la membrana tecnologica c_change™, brevettata da Schoeller Technologies AG, e la differenzia da quelle convenzionali, è il dinamismo del suo sistema: mentre le altre reagiscono in modo statico ai cambiamenti climatici, c_change™ si adatta ad essi. Si tratta di un principio ispirato alla natura, cioè al modo in cui le pigne si aprono e si chiudono a seconda che faccia caldo o freddo. Quando c_change™ percepisce una temperatura o un livello di attività maggiori, le strutture polimeriche che compongono la membrana idrofila si aprono, facendo sì che il vapore acqueo sia rilasciato rapidamente. Viceversa, quando il corpo genera meno calore, per un calo di temperatura o una riduzione dell’attività fisica, la struttura si contrae, trattenendolo.

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Calandratura: consiste nel far passare il tessuto attraverso due o più cilindri, alcuni dei quali rigidi, di solito riscaldati dall’interno mediante olio, vapore o elettricamente, mentre altri sono elastici, premuti uno contro l’altro con pressioni di spinta anche fino ad 80 tonnellate, allo scopo di assottigliare il tessuto e conferirgli una maggiore copertura, miglioramento della mano e una maggiore brillantezza. L’effetto satinato si riferisce ad un tessuto con superficie liscia e lucida ottenuto con calandratura della pezza.

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Candeggio: le operazioni di candeggio hanno lo scopo di eliminare eventuali impurezze colorate, ottenere bianchi puri, preparare fondi per tinture o per stampe poco coperte, scaricare tinte indesiderate. I candeggianti più utilizzati sono l'ipoclorito di sodio ed il perossido d’idrogeno.

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Cimatura: è un’operazione che consiste nel taglio, a determinata altezza, del pelo sollevato dalla superficie del tessuto dalla garzatura. Con la cimatura si può recidere anche gli anelli dei ricci di un tessuto spugna o egualizzare l’altezza del pelo di un velluto. Il taglio avviene per contatto fra una lama fissa e lame elicoidali in rotazione ad elevato numero di giri al minuto (800÷1200).

Cilindro con lame elicoidali

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Con la cimatura si possono ottenere degli effetti di disegno a rilievo, come nei velluti con motivi floreali, premendo su tessuti con cilindri incisi, in modo che la peluria resti schiacciata e quindi non cimata, creando poi un disegno a rilievo.

Cinzatura: consiste nel trattare il tessuto con cere, amidi o resine e con l'utilizzo di una calandra in grado di esercitare un'elevata pressione, che conferisce al tessuto un aspetto lucido e una mano scivolosa e piacevole al tatto.

Cloraggio: è un trattamento specifico per la lana, che ha lo scopo di conferire irrestringibilità. Grazie alla riduzione di spessore della cuticola, con scomparsa delle scaglie, la lana perde la capacità di feltrare e quindi di restringersi e di conseguenza si ha la possibilità da parte dei capi di lana di sopportare ripetuti lavaggi in lavatrice. Si può aumentare l’effetto antifeltrante con l’applicazione di un velo di resine sulle fibre.

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Coldblack: i tessuti di colore chiaro garantiscono un minor innalzamento della temperatura corporea, presentano però lo svantaggio di lasciar passare un quantitativo di raggi UV (dannosi per la pelle) di gran lunga superiore rispetto ai tessuti di colore scuro, con conseguenze importanti per la pelle. Chiaro o scuro? Più attenzione al comfort o alla salute? Il massimo del comfort si sposa con un’elevatissima protezione per la pelle, senza compromessi. Il segreto si chiama Coldblack, un sofisticato trattamento ideato nei laboratori svizzeri di Schoeller Tecnologies AG (www.coldblack.ch), che conferisce ai tessuti scuri la capacità di “riflettere” i raggi solari riducendo l’assorbimento del calore e contemporaneamente aiuta a creare uno scudo dai dannosi raggi UV che vengono in buona parte fermati prima di raggiungere la pelle. Nuoto, ciclismo, corsa, trekking: atleti e appassionati sportivi di ogni livello ed età possono fare affidamento su un alleato davvero rivoluzionario per le proprie performance e per il proprio benessere, sicuri di vestire il frutto di una sinergia davvero vincente.

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Colore termosensibile: tessuto il cui colore varia a seconda della temperatura con cui viene a contatto. Per ottenere questo effetto, occorre immergere il tessuto in una soluzione contenente cristalli che cambiano colore in base alla temperatura esterna o al calore del corpo, oppure accoppiare il tessuto con lamine preparate con questi stessi cristalli. Tessuti così trattati si utilizzano per realizzare capi per attività sportive da effettuarsi specialmente in mare. Lo sportivo in caso di condizioni meteorologiche avverse viene avvertito dal capo che indossa.

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Cosmetofibre: per cosmetofibre (cosmetici + fibre), si intendono quelle fibre che, con opportune microcapsule, svolgono anche la funzione di “trattamento di bellezza” sul corpo umano. Con le cosmetofibre indosseremo la maglietta per ottenere effetti estetici, quali reidratare, dimagrire, rassodare, abbronzare, depilare, rilassare, massaggiare, ecc, oppure effetti anti acaro, anti zanzara, anti fumo, anti tarme, anti odore, effetti di profumo a diverse essenze.

Crespatura: il tipico aspetto granuloso e ondulato dei tessuti crespati può essere ottenuto oltre che per combinazioni varie dei filati di ordito e di trama con diversa torsione, anche applicando, su certe zone dei tessuti di natura cellulosica, punti o strisce di soda caustica e ottenendo un ritiro localizzato del tessuto. Le denominazioni commerciali dei vari effetti sono: crespo plissé, crespo a bolle, crespo effetto corteccia. Si può ottenere per esempio un crespo con un sottile effetto rigato in direzione trasversale, intrecciando in modo alternato due trame con torsione Z e due trame con torsione S con un ordito con poca torsione e dello stesso senso. Esempi di denominazioni commerciali sono: crêpe de chine, crêpe satin, crêpe marocain. Un crespo con una struttura zigrinata longitudinale si ottiene invece utilizzando in trama filati crespi aventi tutti la stessa torsione. Esempi di denominazioni commerciali sono: crepon, ecc . Inserendo infine nell’ordito gruppi di filati crespi e sottoponendoli in tessitura a tensioni maggiori rispetto ai normali fili di ordito, si ottiene un effetto alternato di rigature crespe e piane. Un effetto simile si può ottenere alternando gruppi di filati ad alto indice di retrazione con altri irrestringibili.

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Decatissaggio: è un trattamento tipico dei tessuti lanieri, anche se è possibile applicarlo a tutti i tessuti. Conferisce al tessuto stabilità dimensionale, fissaggio dell’orientamento del pelo dopo la garzatura, pienezza al tatto, volume e morbidezza. Può essere effettuato irrorando vapore sul tessuto seguito da un brusco raffreddamento (decatizzo a secco), oppure immergendo il prodotto in acqua bollente e poi irrorandolo di vapore seguito da un brusco raffreddamento (potting). Si può effettuare anche in continuo sotto pressione. Nel decatissaggio in continuo il tessuto è trasportato compresso tra un cilindro forato di grande diametro, rivestito con pesante tessuto, ed uno spesso tappeto senza fine di feltro compatto. Il tessuto durante il percorso viene trattato con vapore che esce da erogatori posti al di sotto del tappeto in corrispondenza della parte bassa del cilindro e successivamente raffreddato con aria. Variando la velocità di trattamento, la pressione tra cilindro e tappeto, l’umidificazione e la pressione del vapore, si regola l’intensità del trattamento.

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Follatura: consiste nel sottoporre tessuti di lana o misto lana, bagnati a circa 40°C, in presenza di appositi tensioattivi, a continue sollecitazioni di pressione sia in senso trama che in senso ordito. In queste condizioni le fibre di lana tendono ad infeltrire, provocando un rientro del tessuto, con conseguente compattazione e un aumento della resistenza alla trazione e all’abrasione.

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Garzatura: è un’operazione atta a formare una peluria sulla superficie del tessuto, estraendo le estremità delle fibre dai filati mediante l’azione di strappo esercitata dagli aghi metallici piegati e fissati su cilindri rotanti con le punte rivolte nel senso del passaggio del tessuto (cilindri pelo) e cilindri con aghi con le punte rivolte in senso opposto (cilindri contropelo).I tessuti garzati sono caratterizzati da una mano morbida e vellutata e sono molto caldi al tatto. Tipici di questa operazione sono il fustagno, il mollettone, le coperte di lana, le flanelle di lana e di cotone, i plaid lanieri.

Gasatura: lo scopo della gasatura è quello di

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eliminare, mediante bruciatura, la pelosità dovuta a fibre sporgenti che si è formata nel filato durante i precedenti passaggi. I filati gasati, soprattutto di cotone, trovano impiego in tessuti per camice, cravatte, cucirini, ecc. La gasatrice è formata da una normale roccatrice nella quale viene inserito il bruciatore. Il filato passa a velocità costante attraverso la fiamma del bruciatore in modo da avere una regolare azione di bruciatura su tutto il filato. L’operazione di gasatura provoca una variazione di titolo del filato, in quanto con la bruciatura delle fibre sporgenti, si ha una riduzione del peso che può arrivare fino al 6- 7 %.

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Goffratura: la goffratura è un particolare tipo di calandratura che permette l’incisione di un disegno semplice sul tessuto. La goffratrice è costituita da un cilindro riscaldabile di acciaio con incisioni in rilievo, premuto a grande pressione contro un altro cilindro rivestito di carta/lana, carta/cotone o con manicotto in poliammide, tra i quali si fa passare il tessuto. L’effetto più duraturo si ottiene su tessuti di acetato.

Idrorepellente: imbibizione o spruzzatura dei tessuti con sostanze chimiche idrorepellenti (siliconi, composti fluorocarbonici, piridina). A seconda dei requisiti del prodotto, può essere resistente alle alte temperature, al lavaggio in acqua o al lavaggio a secco. Si usa soprattutto per tessuti per abbigliamento, impermeabili, tende da campeggio e tela da tendoni.

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Ignifugo: l’antifiamma, o trattamento ignifugo, evita il propagarsi della fiamma. Il fosforo è la sostanza chimica che consente di fare il trattamento ignifugo più economico, perché eleva la quantità di ossigeno necessaria alla combustione, mentre le fibre modificate e ancor di più le nuove fibre presentano costi superiori. The Woolmark Company ha messo a punto un antifiamma per la lana, denominato ZIPRO, utilizzato per tute da pompieri, corridori e per addetti agli altiforni. Questo trattamento si usa per l’abbigliamento di lavoratori che vengono a contatto con il fuoco e per gli ambienti pubblici.

Impermeabilizzazione: l’impermeabilizzato è un tessuto al quale è stato applicato un sottile film di resine sintetiche, in modo che, non solo non lasci passare l’acqua , ma nemmeno l’aria. Si usa per chi lavora in condizioni climatiche avverse (mantelline per vigili o pompieri). L'utilizzo di opportune membrane possono rendere impermeabile un tessuto mantenendo nel contempo la sua caratteristica di traspirabilità.

Invecchiatura: consiste nel conferire l’effetto vissuto al tessuto. Si effettua sul tessuto, ma più frequentemente sul capo finito. Si può intervenire,

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inserendo durante il lavaggio pietra pomice o perlite, oppure trattando il materiale con enzimi, in modo da togliere la patina del nuovo. I trattamenti di invecchiamento più

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caratteristici sono il delavato,il decolorato (azzurato), lo stone washed, la decorazione mirata tramite l’azione di un raggio laser, ecc. Alcuni degli attuali progettisti tendono in prima persona

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a creare attrezzature per lavare, colorare o decolorare tessuti e capi, al fine di ricercare in proprio l’effetto desiderato per realizzare prodotti di qualità e di eccellenza. Gillé delavato Blue jeans dopo trattamento di stone washed Abito decolorato

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Laminatura (accoppiatura): i tessuti laminati o accoppiati si formano legando insieme due o più strati di tessuto, o anche un tessuto con carta, film o schiume. Si possono accoppiare inserendo tra i due tessuti, un adesivo, oppure per accoppiamento termico, oppure facendo fondere un film di materiale plastico o uno strato di schiuma sulla superficie del tessuto che, durante il passaggio a caldo nella calandra a feltro, fonde il termo-collante attivandolo e con l'aiuto della notevole pressione dell'apposito cilindro, del feltro e della lunga permanenza in macchina (20-25 secondi) unisce con tenacità sorprendente i vari strati di tessuto. Nel caso di copertura elevata i laminati rischiano di non avere drappeggiabilità. Il problema è stato risolto distribuendo l’adesivo sotto forma di un numero elevato di piccoli punti ( millepunti ) garantendo così nel contempo ancoraggio, traspirabilità e drappeggio.

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Sia i laminati che gli spalmati possono essere resi traspiranti utilizzando membrane microporose o idrofile. Una membrana microporosa possiede molti piccoli fori per il passaggio del vapore acqueo della sudorazione, ma impedisce la penetrazione del vento e della pioggia. Una membrana idrofila, invece, attira il vapore acqueo e gli consente di passare all’ambiente più fresco esterno al capo. Nuovi e moderni effetti estetici si sono ottenuti con la laminazione del titanio, del platino o dell’acciaio inossidabile su tessuto di poliammide o poliestere per creare effetti fluidi e metallici. I laminati sono di solito più costosi delle spalmature ma offrono prestazioni superiori e da qualche tempo consentono di rispondere alla forte domanda di tessuti

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che rifrangono o riflettono la luce, sia nell’abbigliamento di sicurezza che nella moda. I nuovi laminati possono creare tessuti olografici con effetti tridimensionali e conferire un’estetica affascinante quanto insolita.

Lucidatura: consiste nell’applicare su un tessuto di lana, cotone o di altro tipo, una sospensione di amido, colla o gomma che asciugando, lascia una patina che, opportunamente levigata con appositi cilindri riscaldati, produce una superficie lucente. Un tessuto leggero, ad armatura fine ma compatta, così trattato è il “chintz”, che ha una mano scivolosa.

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Marezzatura: gli effetti della marezzatura ottenuti sulla superficie dei tessuti, con coste trasversali più o meno grandi, non sono altro che giochi di luce che derivano dalla deviazione e dallo schiacciamento delle costine e quindi anche delle trame sul tessuto. Queste due alterazioni modificano la superficie del tessuto che, non essendo più uniforme, non riflette più la luce in modo regolare.

Mercerizzazione: trattamento tipico per filati e tessuti di cotone che si ottiene con l’impiego di soda caustica ad elevata concentrazione. Provoca un accorciamento e un rigonfiamento delle fibre, e conferisce al tessuto una maggiore brillantezza, maggiore copertura, maggiore stabilità dimensionale e una maggiore resa del colore

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Mercerizzatrice

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Morbidezza: le fibre (che nel ciclo di filatura si trasformano in filato) hanno una loro specifica morbidezza, che dipende dalla composizione chimica, dalla struttura fisica (minore cristallinità = maggiore morbidezza), dalla finezza, dalla torsione del filato, dal tipo di intreccio e dal numero di fili al centimetro. Per migliorare la morbidezza e la mano di un tessuto si possono usare o i metodi classici (garzatura, smerigliatura), oppure macchine nelle quali il tessuto (bagnato o asciutto) viene sparato ad alta velocità attraverso dei canali, contro una griglia posizionata nella parte posteriore della macchina, dopo di ché, il tessuto scorre su scivoli di teflon e ritorna nella parte anteriore per ricominciare il ciclo. Il Tumbler, macchina con queste caratteristiche conferisce al tessuto oltre alla morbidezza e una mano soffice e gonfia, anche stabilità dimensionale e invecchiamento.

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Outlast® (materiali a cambiamento di fase): i materiali Outlast®, mantengono la temperatura e il livello di umidità del corpo di chi ne fa uso sempre a livello ideale, indipendentemente dall’ambiente circostante o dalle attività che svolge. La tecnologia Outlast®, è stata sviluppata dalla NASA e usata per la prima volta nelle tute spaziali per proteggere gli astronauti dalle fluttuazioni estreme di temperatura dello spazio, che vanno dal freddo glaciale al caldo rovente. Quando la temperatura corporea sale, il materiale assorbe l’eccesso di calore e lo distribuisce su tutta la sua superficie; quando la temperatura corporea si abbassa, il calore accumulato viene liberato, mantenendo così l’equilibrio termico. A differenza dei materiali convenzionali come piumini, imbottiture, feltri, pile, ecc. che si distinguono per essere pesanti, ingombranti, voluminosi e surriscaldanti, l’Outlast® è leggero, sottile e cambia al mutare delle condizioni, consentendo alla temperatura corporea di rimanere costante più a lungo.

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Plasma (trattamento): lo stato di plasma viene definito come “quarto stato della materia”, mostrando un comportamento diverso da quello dei gas e dei fluidi ordinari ed essendo maggiormente reattivo degli stessi. Esso è composto, senza limiti di concentrazione, da un insieme di particelle cariche, elettroni e atomi neutri e si trova ad un livello di energia nettamente più alto se comparato con le fasi solide, liquide o gassose. Il trattamento al plasma modifica chimicamente solo gli strati più esterni del substrato, senza interessare le proprietà di massa del materiale e consente di ottenere tessuti antistatici, antibatterici, antimacchia o antifiamma, con prestazioni nettamente più elevate e con maggiori resistenze ai lavaggi e all’usura. Il finissaggio al plasma, è applicabile a tutti i substrati, ottimizza le proprietà superficiali dei materiali senza alterazione delle caratteristiche di massa, da buoni risultati su tessuti difficilmente trattabili con i finissaggi classici ed ha un basso consumo di prodotti chimici e un ridotto impatto ambientale. (www.arioli.biz)

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Plissé (plissettatura): è un trattamento di finissaggio che mediante un'apposita macchina a movimento di lame, crea delle pieghe permanenti su tessuti leggeri. Nei tessuti sintetici l’effetto è reso permanente dalla termofissazione a temperatura elevata che si ottiene direttamente in macchina, invece in quelli con fibre naturali è necessario un trattamento preventivo di resinatura. Le più moderne tecnologie del settore, consentono la realizzazione di plissé a piega piatta, a larghezza variabile, cannoncini, faldoncini, ondulate, incrociate, soleil, chevron, interrotte, continue, spinate, plissé arlecchino e con motivi fantasia secondo le diverse esigenze della moda. Questo finissaggio è utilizzato in vari settori, come: abbigliamento classico, sportivo e tempo libero, intimo e moda mare, arredamento e tappezzeria, calzature e pelletteria, nastri, accessoristica e promozionale.

Pressatura: la pressatura consiste nell’appiattimento del pelo e può essere fatto prima della spazzolatura ottenendo la pressatura dei peli non orientati, oppure dopo, ottenendo anche la direzionatura del pelo (loden).

Rameuse: macchina di grande impiego nel settore dell’asciugatura dei tessuti, ma viene anche utilizzata come mezzo di termofissazione e di polimerizzazione di finissaggi o di leganti nella stampa a pigmento; è costituita da una sezione di “entrata” del tessuto equipaggiata da un

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foulard per potervi applicare eventuali appretti o finissaggi o semplicemente per spremerlo. E’ corredata da un sistema tenditore per tenere ben allargato il tessuto e da dispositivo di controllo della perpendicolarità tra ordito e trama. Nella seconda parte si trovano i dispositivi per l’asciugamento e le catene senza fine fornite di pinze o spilli, che guidano il tessuto dalla parte anteriore verso la camera di asciugamento e la zona di uscita per essere arrotolato.

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Ratinatura: la ratinatura si esegue mediante pressione e strofinio del pelo del tessuto, generalmente follato, garzato e a volte cimato, con movimenti circolari o ellittici fino ad ottenere grumi, fiocchi e nodi.

Resinatura: trattamento che consiste nell’applicare ai tessuti, mediante spalmatura, resine per ottenere effetti di maggiore lucentezza, mano slittevole e impermeabilizzazione e consente inoltre di effettuare lavorazioni personalizzate di tessuti tecnici con trattamenti anti batterici, traspiranti e ignifughi.

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Restringimento: durante il processo di produzione i tessuti sono stati sottoposti a forze di trazione più o meno accentuate. Le tensioni createsi tendono a liberarsi in occasione di un successivo lavaggio per cui i tessuti si ritirano: quelli cellulosici a causa dell’assorbimento di acqua delle fibre e quelli sintetici a causa del calore. L’eventualità che si verifichino queste modifiche dimensionali deve essere anticipata da un restringimento controllato, che può essere indotto con sistemi diversi. In quello illustrato nella figura accanto, il tessuto viene vaporizzato, senza essere tenuto sotto tensione, e il rigonfiamento delle fibre lo fa restringere in lunghezza e in larghezza. Con l’essiccazione sulla piastra di restringimento e il raffreddamento finale si evita che il tessuto si ritiri quando è sottoposto ai successivi trattamenti a umido.

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Rompiappretto: ha lo scopo di fratturare in numerosissimi punti il sottile velo rigido costituito dallo straterello di appretto depositato sul tessuto, in modo da togliere al tessuto stesso la mano cartacea sgradevole e da renderla più morbida ed elastica. A questo scopo il passaggio al rompiappretto viene eseguito spesso anche per tessuto non apprettati, ma semplicemente calandrati. La macchina è costituita da una serie di cilindretti ruotanti sul proprio asse a forte velocità e attraverso i quali il tessuto è costretto a scorrere. La superficie dei cilindri è ricoperta da numerose capocchie semisferiche o da lame metalliche elicoidali.

Sanforizzazione: Il trattamento Sanfor ha per obiettivo il restringimento compressivo controllato dei tessuti di cotone e misti con altre fibre vegetali naturali o artificiali cellulosiche, per ottenere stabilità dimensionale nei due sensi (ordito e trama), in misura idonea a garantirla nei capi confezionati che saranno sottoposti a ripetuti lavaggi.

Il tessuto passa:

  • da una piccola rameuse, che provvede a regolare l’altezza del tessuto in senso di trama;

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  • da un umidificatore a vapore e un tamburo riscaldato, che umidificano uniformemente il tessuto;

  • attraverso un apparecchio formato da un tappeto di gomma speciale molto spesso

(2) che scorre trasportato da tre cilindri tenditori (3), comandati dai rispettivi regolatori di tensione (4 e 5).

Il tessuto inumidito passa fra il tappeto e il cilindro riscaldato (1), con un arco di contatto che è superiore ai 180°.

Il rientro desiderato è proporzionale alla pressione del tappeto ed alla velocità fra il tappeto di gomma e il cilindro riscaldato.

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Smerigliatura: consiste nel sollevare la corta peluria per ottenere un effetto simile a quello presente sulla buccia della pesca. La macchina per la smerigliatura è costituita da cilindri rotanti ricoperti di carta debolmente abrasiva, che raschiando il tessuto, produce un effetto più o meno marcato in funzione della pressione conferita al tessuto dai cilindri abrasivi. I termini usati per definire la mano ottenuta sono: mano pesca, mano daino, scamosciato.

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La differenza tra garzatura e smerigliatura consiste nel fatto che, il primo provoca una pelosità superficiale superiore a quello della smerigliatura. I cilindri possono essere sostituiti da spazzole abrasive per ottenere un effetto smerigliante “invernale”, più caldo, più profondo e per rispondere alle diverse esigenze del mercato.

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Spalmatura: operazione che consiste nel depositare, mediante racla o calandra, su una superficie tessile, uno strato di resine o siliconi, con fissazione finale in una camera riscaldata, che deve essere poroso, traspirante e morbido, in colori opachi ad imitazione della pelle (similpelle), ma spesso in colori metallizzati che danno un aspetto liscio e una mano morbida. La spalmatura si può effettuare mediante l’applicazione diretta sul tessuto, però sovente, quando il rivestimento ha bassa viscosità, lo strato di materia plastica viene prima applicato su carta e quindi trasferito sul tessuto con il processo di rivestimento indiretto. Le spalmature possono essere applicate su qualsiasi tipo di tessuto e nontessuto, e spaziano dalle pellicole ultrasottili ai rivestimenti più pesanti. Possono essere riflettenti, perlacee, iridescenti, laccate o plastificate, ma trasformano sempre il tessuto, rendendolo granulare, corposo o cartaceo al tatto e possono essere prodotte in una notevole gamma di colori ed effetti, compresi il neon, l’extra lucido e le olografie.

Spazzolatura: è un trattamento che segue la garzatura e serve a sollevare e rendere parallelo il pelo mediante apposite spazzole, munite di lunghe e sottili punte come spilli che pettinano e parallelizzano il pelo. La spazzolatura al carbonio conferisce un effetto di finissima pelosità superficiale superiore a qualsiasi altro trattamento.

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Stropicciatura: finissaggio in continuo di stropicciatura o sgualcitura solitamente realizzato su tessuto sintetico, ottenibile tramite l'apposita macchina. L'azione meccanicadel pistone e la permanenza nella camera di termofissaggio in presenza di vapore rendono permanente l’aspetto sgualcito, stropicciato o spiegazzato sui tessuti sintetici. L’effetto di stropicciatura più intensa, si ottiene con passaggi multipli in macchina. Alcune versioni di stropicciatura prevedono un passaggio finale a caldo in calandra a feltro per appiattire l'effetto e dare stabilità dimensionale al tessuto.

Superwash: è un trattamento ideato dal segretariato internazionale della lana (Woolmark Company) che consente di lavare i capi di lana in lavatrice con una diminuzione massima del 3% in lunghezza e del 1% in larghezza. Consiste in un cloraggio associato a una leggera resinatura.

Trubenissaggio: consiste nell’immersione di tessuti cellulosici, naturali, misti naturali e artificiali, in un bagno rapido di acetone. I tessuti vengono poi spremuti ed infine asciugati. Si ottiene una mano rigida abbinata ad una elevata stabilità dimensionale. Il prodotto ottenuto trova largo impiego come rinforzo nei colletti e nei polsi delle camice.

Trattamento Spring: è un trattamento esclusivo che effettuiamo per renderei l tessuti di lana elastico in modo sensibile e permanente, esattamente come se contenesse una percentuale di fibre elastomeriche. Spring migliora anche la copertura tintoriale elimina o attenua la vistosità di fiammature di filato che, dopo il trattamento, risultano di colore più omogeneo rispetto al fondo.

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3XDRY®: la tecnologia 3XDRY è un trattamento, brevettato da Schoeller Technologies AG, in grado di mantenere asciutto sia l’interno che l’esterno di un tessuto di qualsiasi natura e indipendentemente dal grado di umidità ambientale e corporea e non ne modifica né la mano e né l’aspetto. Grazie a questo finissaggio, il lato esterno del tessuto respinge l’umidità, mentre quello interno assorbe rapidamente quella derivante dalla traspirazione e la distribuisce per tutta la superficie. In questo modo, l’umidità assorbita evapora in un istante, perché il tessuto così trattato asciuga notevolmente più in fretta rispetto ai tessuti tradizionali, e lascia respirare meglio la pelle. E’ particolarmente indicato per i prodotti tessili che vanno a diretto contatto con la pelle. La permanenza di 3XDRY sul tessuto in seguito a lavaggio è di circa 50 cicli.

Vaporizzatura: questa operazione consiste nell’impartire vapore sul tessuto tramite una tubazione perforata, per eliminare la mano rigida e troppo lucente dopo calandratura o dacatizzo.

COLORANTI E SOLIDITA’ DEI COLORI
Il desiderio di produrre tessuti è antico almeno come l’arte della filatura e della tessitura. Nel corso dei secoli si è fatto ricorso ai coloranti naturali di origine vegetale, animale o minerale. Solo nel XIX secolo sono stati messi a punto i coloranti sintetici, che attualmente hanno quasi completamente sostituito quelli naturali. Non tutti i coloranti sono adatti in uguale misura per tutte le fibre tessili, perché il legame fisico o chimico del colorante con la fibra dipende dalla composizione chimica e dalla struttura fisica della fibra stessa. Per i diversi tipi di fibre sono disponibili diversi tipi di coloranti, in innumerevoli tonalità e con i più svariati gradi di solidità dei colori. Per solidità del colore si intende la resistenza della colorazione alla luce, al sudore, al lavaggio in acqua, allo sfregamento, alla smacchiatura con solventi.

Coloranti acidi: si usano per fibre di lana, di seta e per fibre poliammidiche. Sono solubili in acqua e quindi tingono direttamente. Presentano una buona brillantezza dei toni, ma la solidità del colore è scarsa. Se si seleziona correttamente la classe di coloranti, si possono ottenere solidità ottime alla luce e buone al lavaggio ad umido.

Coloranti basici: si usano per fibre vegetali dopo mordenzatura ( il mordente è un tramite che garantisce legame tra fibra e colorante. Es. di mordente: solfato di rame e allume di rocca ) e soprattutto per fibre acriliche. La solidità del colore è bassa per le fibre vegetali mordenzate, è buona per le fibre acriliche.

Coloranti diretti: si usano per fibre di cotone, di lino e di viscosa. La tinta in soluzione acquosa aderisce direttamente alla fibra. Alcuni toni sono poco brillanti, la solidità è relativamente bassa alla luce, al lavaggio, al sudore, però il costo è basso.

Coloranti reattivi: si usano per fibre proteiche, cellulosiche e poliammidiche. Il colorante forma un legame chimico con la fibra. Questi coloranti presentano una elevata solidità ai lavaggi a umido e un costo medio.

Coloranti al tino: si usano particolarmente per fibre cellulosiche. Solidità molto elevata al lavaggio, candeggio con ipoclorito, ebollizione, luce, sfregamento, agenti atmosferici e sudore, mercerizzo.

Coloranti dispersi: si usano prevalentemente per la tintura delle fibre di poliestere, con solidità elevatissime alla luce, al sudore e allo sfregamento. Si possono utilizzare anche per il poliammide, ma la solidità in questo caso è scarsa.

Coloranti al cromo (pre-metalizzati): si usano per le fibre proteiche e poliammindiche, che però devono essere preparate con un adeguato mordenzante prima della tintura. Qualche volta i colori risultano un po’ piatti, ma molto dipende dal sale con cui la fibra è stata mordenzata. La solidità del colore è, in generale, buona.

Coloranti a pigmento: i coloranti a pigmento possono essere applicati a tutte le fibre. E’ bene precisare che non sono dei veri e propri coloranti, in quanto non colorano il tessile. Per applicarli sul tessuto occorre preparare un’emulsione in cui sono presenti pigmenti e resine e portarla ad alta temperatura per farla aderire per polimerizzazione. I colori più usati sono quelli dorati e argentati e possiedono un’alta solidità alla luce e al lavaggio, ma sono delicati allo sfregamento.

TINTURA
La tintura può essere effettuata in vari stadi della lavorazione tessile, partendo dalle fibre fino ad arrivare al capo finito, passando dai filati alle pezze. La maggior solidità delle tinture si ottiene applicando il processo di tintura ai primi stadi della lavorazione. Seguono i diversi metodi di tintura: in pasta (il colorante in mischia intima con la massa filabile prima dell’estrusione), in fiocco (si effettua in cesti perforati e le eventuali disunitezze vengono unificate nella fase successiva di filatura e la solidità è più alta rispetto agli altri metodi), in filato ( si effettua dopo la torsione del filato e si ottiene una buona solidità in quanto il colorante penetra anche nella parte centrale del filato. Le matasse vengono tinte in armadio o nella macchina a bracci , le rocche e i filati di ordito su subbi perforati in autoclave), in tessuto ( in corda o in largo ), in capo (la tintura in capo ha consentito tempi molto brevi tra la richiesta e la soddisfazione per quanto riguarda i colori che la moda del momento richiede).

STAMPA

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Per stampa s’intende la possibilità di riportare un disegno anche a più colori su una superficie tessile. Anticamente la stampa era eseguita con stampi in legno o di metallo, sui quali erano incise le forme ornamentali. Per la stampa industriale si usano, cilindri o quadri, ognuno dei quali lascia sul tessuto un deposito di densa pasta colorata che viene successivamente scaldata per essere fissata. Più colori sono presenti sul tessuto, più la stampa è costosa. I metodi di stampa più usati sono:

Stampa in applicazione: prevede le seguenti fasi: stampa, asciugamento, vaporizzaggio, lavaggio. Si effettua su tessuti bianchi, o tinti generalmente in toni pastello, applicando in successione tutti i colori, fino alla riproduzione del disegno originale. Variante della stampa in applicazione è la stampa a pigmento, nel quale il vaporizzaggio viene sostituito dalla polimerizzazione.

Stampa in corrosione: prevede le fasi di stampa, asciugamento, vaporizzaggio e lavaggio. Nelle zone stampate viene distrutto il colorante della tintura mediante appositi riducenti, lasciando così zone bianche. Un problema di questa stampa è la necessità di selezionare coloranti perfettamente corrodibili per i fondi e coloranti perfettamente solidi al corrodente da utilizzare come illuminante.

Stampa a riserva: si applicano al tessuto prodotti idrofobi o paste da stampa allo scopo di impedire il contatto fisico con il successivo bagno di tintura. Successivamente il tessuto viene lavato per togliere la “riserva impermeabile” e si evidenzia così il decoro del fondo precedente alla tintura.

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stampandolo in modo permanente.

Stampa transfer: si esegue su tessuti di fibre sintetiche. Consiste nel trasferire un motivo decorativo dalla carta al tessuto. Il trasferimento avviene accoppiando carta e tessuto durante il passaggio nella calandra a feltro con temperatura di circa 190-210°C. Questa è la condizione per trasformare i coloranti presenti sulla carta in gas (sublimazione) che, durante un tempo di permanenza in macchina di circa 18 – 25 secondi, vengono assorbiti dalle fibre sintetiche del tessuto, penetrando e quindi

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Stampa devorè: si effettua in genere su tessuti misti poliestere/cellulosa (poliammide/viscosa, seta/viscosa, lana/viscosa) appositamente preparati, per mezzo di paste acide; in fase di asciugamento a 140-170°C le fibre cellulosiche carbonizzano, mentre le sintetiche (o proteiche) non subiscono particolari danni. Con un successivo trattamento meccanico di spazzolatura e lavaggio, si creano dei disegni in trasparenza.

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Stampa per floccaggio: consiste nello stampare il tessuto con prodotti a carattere collante, quindi far cadere sul tessuto del flock facendolo passare attraverso un buratto e un campo magnetico per orientare le fibre verticalmente.

Stampa di lamine metalliche: dopo la stampa del prodotto termo-collante, si fa aderire al tessuto un film di poliestere su cui sia stato depositato un velo metallico colorato, oppure una sottile lamina metallica che rimarrà applicata in modo permanente solo dove è stampato il termo- collante.

Stampa in quadricromia: nella stampa in quadricromia si utilizzano i colori primari ( rosso, giallo e bleu ), più il nero. Si utilizza solo per disegni piazzati e non permette di ottenere colori saturi puri.

Stampa ink-jet o digitale: per stampa digitale s’intende la possibilità di depositare su tessuti di

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qualunque natura, esatti quantitativi d’inchiostri, secondo le informazioni trasmesse da apparati informatici.

Stampa in catena o stampa chiné: prima della tessitura il motivo viene stampato sull’ordito. Il tessuto presenta effetti con contorni indefiniti e sfrangiati.

Stampa a pigmento: i pigmenti vengono fissati sulla superficie per mezzo di un collante. La pasta da stampa contiene sia pigmenti colorati che una sostanza adesiva.

Stampa gomma o pouff: stampa molto diffusa che crea soprattutto scritte con l’uso di resine o siliconi particolarmente morbidi. Pouff è un tipo di stampa gomma molto in rilievo.

Stampa glitter: si intende una stampa che applica materiale metallizzato scintillante come sabbia finissima mescolato a colla. Evitare l’alta temperatura, lo sfregamento e il lavaggio a secco.

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Stampa laser: si intende la bruciatura a disegno eseguita superficialmente su ogni tipo di tessuto mediante raggio laser.

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Garzatrice

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Macchina che garantisce contemporaneamente: stabilità dimensionale, morbidezza del tessuto e produttività.

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Lucidatrice/Cimatrice universale con cilindro Pol-Rotor riscaldato elettricamente ed un cilindro cimatore.

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Impianto di sfioccatura/lucidatura/cimatura in continuo per tessuti a pelo lungo.

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Macchina Spazzolatrice

a cura dell’Ing. Piero Di Girolamo con la collaborazione di: Andrea Verga e Marco Salvadè della Salvadè s.r.l. di Grandate Prof. Pietro Bellini

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